Nella seconda metà dell’Ottocento la Chiesa ebbe come figlio il grande oratore Padre Agostino da Montefeltro dell’Ordine Francescano. Di Lui si parlava negli ambienti religiosi e politici, nei salotti, nelle piazze e perfino in Parlamento. Ma Padre Agostino non fu conosciuto solo come grande oratore, ma rifulse in modo eccezionale per le Sue Opere di Carità.
Padre Agostino nacque in S. Agata Feltria, all'epoca in provincia di Urbino, da Giovan Battista Vicini e Orsola Mariani il 1 Marzo 1839 e fu chiamato Luigi. Egli apparteneva ad una famiglia numerosa e benestante dove regnavano la pace, l'amore e l'unità tra i membri. In questo modo Luigi ebbe un’infanzia felice; era un bambino molto vivace, allegro e intelligente.
Nel Novembre del 1857 Luigi entrò nel Seminario di Pennabilli e il 21 Dicembre 1861 Mons. Mariotti, Vescovo del Montefeltro, lo consacrò ministro di Dio con la dovuta dispensa perché aveva solo 22 anni. Dopo una crisi religiosa si pentì e da quella caduta don Luigi Vicini risorse Padre Agostino da Montefeltro ofm.
Dopo la Professione Solenne si dedicò tutto all’apostolato della predicazione secondo lo spirito francescano. Dai primi modesti paesi la fama volò rapida e i principali pulpiti lo chiesero a gara: Perugia, Bologna, Torino, Pisa, Milano, Roma. Ma la più bella pagina della storia di P. Agostino è senza dubbio quella del Suo grande cuore: l’opera caritativa e sociale non è stata solo l’istituzione della “Casa Povere orfane” e la chiesa a Marina di Pisa. A Lui infatti si deve l’istituzione delle Scuole Normali di Pisa (1887), il dormitorio pubblico per i senza-tetto ai quali non fece mai mancare un letto, una minestra calda e la biancheria.
“La Casa Povere Orfane”, sostenuta dalla carità di tante buone persone e benedetta dai Superiori, trovò ben presto tanta espansione che costrinse P. Agostino a fondare la Congregazione delle Suore “Figlie di Nazareth”, Francescane, alle quali comunicò il Suo spirito per aver persone che corrispondessero ai suoi ideali educativi.
Nel 1921 dopo anni di sacrificio, in piena lucidità, confortato dalla benedizione del Papa, circondato dai figli di S. Francesco e dalle sue Suore il 5 Aprile se ne volò al cielo. Così termina la Sua vita il grande francescano P. Agostino da Montefeltro, l’eroe della Carità, innamorato di Dio e degli uomini.
L’anniversario della morte di P. Agostino da Montefeltro del prossimo 5 aprile, quest’anno assume una rilevanza tutta particolare; sono cento anni. Inevitabilmente viene spontaneo approfondire la considerazione e la conoscenza di questa figura di primissimo piano nel panorama italiano sia religioso che sociale e politico degli anni che corrono dal 1880 fino al 1907, anno con il quale si conclude la sua attività di predicatore.
Negli ultimi anni sono state approfondite le ricerche storiche che hanno permesso la pubblicazione di alcuni saggi e lo svolgersi di un convegno scientifico nel 2016 con i relativi atti.
Non ci sembra opportuno in questa sede fare riferimento al diretto coinvolgimento di P. Agostino nella spinosa vicenda dei difficili rapporti fra il neo Stato Italiano e la Chiesa, preludio ai futuri Patti Lateranensi di molti anni dopo e alla grande stima e considerazione che ricevette da parte dei papi Leone XIII, Pio X e Benedetto XIV.
Forse in questa sede è più interessante ripensare e sottolineare l’attualità del pensiero religioso che p. Agostino ha fatto proprio: la fede senza la carità non è vera fede.
Messaggio, questo, quanto mai attuale se ripensiamo ai noti problemi che affliggono le nostre cronache, anche perché, in P. Agostino, ritroviamo molto spesso legato il tema della carità, e quindi dell’amore per il prossimo, con i doveri del cittadino verso la società in cui vive e verso la propria nazione.
P. Bernardino Sderci, confratello di P. Agostino e autore di una sua approfondita biografia, definisce quest’ultimo, esempio per tutto l’ordine francescano di devozione e professione. La carità, quindi, elemento di unione con Dio e con il prossimo; spirito di devozione unito all’azione benefica verso i più deboli e gli indifesi.
Gli orfanotrofi fondati a Pisa e a Marina di Pisa diventano, quindi, monumento di fede e di umanità, ma anche monumento di P. Agostino, uomo certamente di fede, ma anche uomo perfettamente calato nella vita di tutti i giorni con la conseguente conoscenza dei problemi della società del suo tempo.
Il secondo elemento di rilievo che troviamo in P. Agostino è il tema del lavoro e del ruolo della donna nella società; altro tema di grande attualità. E anche questo affrontato sotto il duplice aspetto della fede, cioè spirituale e umano, cioè pratico. Le bambine dell’orfanotrofio ricevevano sia un’educazione cattolica, sia un’educazione al lavoro; la donna cattolica intesa come perno della famiglia e di conseguenza elemento di salvaguardia dei sani principi in questa e nella società, ma anche la donna che ha avuto una preparazione al lavoro con il quale è in grado di emanciparsi dalle mansioni servili, tipiche dell’epoca, e di trovare una propria dignità e indipendenza economica.
Un secolo fa, solo concepire certe idee era segno di grande coraggio nonché di lungimiranza ed essere sempre rimasto coerente allo spirito di fede e di carità, che ha condotto sempre la sua vita, ci aiuta a comprendere come si possa parlare di eroicità delle virtù dimostrata da P. Agostino. Quella eroicità che ha permesso di aprire la Causa di Beatificazione da parte della Diocesi di Pisa, l’8 novembre 2019.
Il 5 aprile 1921 a Marina di Pisa nel suo orfanotrofio, P. Agostino spirava affidando la sua anima alla Vergine Maria, ma il suo esempio e i
suoi insegnamenti sono tuttora vivi nello spirito che anima le Suore “Figlie di Nazareth”, la congregazione da lui fondata.
Con grande gioia ed entusiasmo quest'anno sarà dedicato all'approfondimento del carisma di p. Agostino con incontri di lettura e riflessione dei suoi scritti e dei suoi pensieri religiosi. Questi mesi daranno il frutto di una conoscenza più vera che farà comprendere l'originalità della vita e del pensiero del Fondatore; questa sarà sostegno e guida all'azione apostolica e caritatevole della Congregazione verso i più deboli ed emarginati, il Corpo sofferente della Chiesa.